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Mostra di Antonio Lovison

Centro Culturale San Gaetano
Padova Photo-Graphia
Aprile 2013

E’ raro incontrare, anche in una vita da sempre coinvolta nel  mondo dell’immagine, una personalità che subito si imponga con l’autorità e l’originalità di una caratterizzazione definita, immediatamente riconoscibile, chiara nelle sue intenzioni, impeccabile nei risultati. In altre parole, per usare un termine desueto, un’opera non soltanto”interessante”, “coinvolgente”, “di ricerca”, come la contemporaneità ci ha costretto a definire la maggior parte di ciò che è sempre ricerca, ma non sempre (per dirla con Picasso) “ritrovamento”. Semplicemente, un’opera bella, immediata da capire, che ha risolto brillantemente i problemi che ha impostato.

@ Antonio Lovison – Dicotomia. Mostra “Circuito Aperto” al Centro S. Gaetano di Padova

In che cosa consiste dunque la magia di Lovison? In un’operazione semplice che ogni fotografo cerca più o meno consapevolmente di attuare con maggiore o minore successo. La trasformazione dell’accidentale verso una forma di assoluto, attraverso la sottrazione del tempo, da ciò che il tempo crea ed immediatamente distrugge. Fermandolo e facendolo diventare eterno, dando legittimità al caso, nobilitando un momento visivo assolutamente banale ed insignificante, trasformato dallo sguardo creativo che ha colto l’informe e lo ha elaborato attraverso una organizzazione formale compiuta,

Con quali strumenti ciò può avvenire? Naturalmente con la geometria, con la organizzazione razionale dello spazio, che può trasformare  il casuale in ordine e  bellezza.

Poiché un aspetto saliente dell’arte contemporanea, può essere descritta come storia della distruzione della forma, certamente Lovison non rischia di abbandonarsi alle mode del tempo, potendosi definire le sue composizioni come compostamente classiche, forti di granitica compostezza.

Non si potrebbero descrivere altrimenti queste immagini nate da scelte di materiali privi di forma e valore (ciò che lo sguardo normale mai degnerebbe di riconoscimento ed attenzione) attraverso un processo di selezione, eliminazione di elementi incongrui. messi in scena per mezzo di un’organizzazione geometrica che fa splendere l’accidentale verso l’atto creativo.

La bellezza non è nelle cose, ci dimostra Lovison, ma nella mente  di chi ha guardato per se stesso e per noi; ha scelto, elaborato, ed infine comunicato l’esito del processo. Di ciò ogni osservatore non può non essergli grato.

Il mondo è caotico ed informe: Lo sguardo di un artista può compiere l’atto demiurgico di distillare bellezza dal caos; mettendo in circolo quella bellezza che dimora in lui e che la realtà in certi magici momenti gli dà l’occasione di restituire.

 Renzo Saviolo

Interi Frammenti: Padova attraverso il collodio umido e i manifesti urbani.

Giovedì 18 Aprile 2013 alle ore 17.00 si inaugura allo storico Caffè Pedrocchi di Padova la mostra Interi Frammenti, organizzata dal Gruppo Fotografico Antenore nell’ambito della manifestazione Padova Photo-Graphia 2013 voluta dall’assessorato alla Cultura del Comune di Padova. Cartolina Invito Mostra Interi Frammenti

La mostra evidenzia il tentativo di rappresentare elementi della città di Padova, attraverso frammenti del paesaggio urbano e della quotidianità, con due tecniche che sono agli estremi nella storia della fotografia: il collodio umido, che a metà del 1800 consentiva la faticosa realizzazione di pezzi unici e la recente gestione digitale dell’immagine che consente la semplice ed economica produzione di  multipli.

Padova attraverso il collodio umido:
l’ambrotipo o collodio umido, è fotografia unica eseguita su lastra di vetro, è positivo e negativo insieme, è dotato di una vivida e speculare nitidezza e di un’estetica tutta particolare. Questa primordiale tecnica fotografica richiede un’attrezzatura dedicata e, soprattutto, una manualità oggi quasi totalmente perduta. A cura di Giuseppe Toffoli

 Manifesti urbani:
il lavoro ripercorre, in parte, l’esperienza di David Hockney che con le sue polaroid ha introdotto il cubismo in fotografia. Utilizzando gli strumenti messi a disposizione dall’industria dell’immagine digitale sono stati realizzati mosaici di nove foto che cercano di restituire il senso e l’atmosfera del luogo fotografato. 
A cura di Andrea Banzato, Barbara Dal Porto, Italo Dal Porto, Giuseppe Bizzotto, Mauro Chino, Marco De Rossi, Luisa Contarello, Marco Dilavanzo, Antonio Coppola, Massimo Santinello, Donatella Tormene, Andrea Scandolara, Giampietro Schirato, Francesco Zuanon