Anche Gianni Berengo Gardin prova il digitale

Social

Anche uno degli ultimi  ultimi ortodossi dell’analogico come Gianni Berengo Gardin, nostro socio onorario, comincia a vacillare di fronte ai progressi tecnologici del digitale. Complice la Leica, di cui Gianni è un appassionato sostenitore, uno strumento di vita ed una fida compagna che lo segue in tutte le sue imprese. Non è un problema tecnologico, come cerca di descrivere Michele Smargiassi in “Un’autentica bugia” , ma un vero e proprio salto culturale per i processi e le implicazioni mentali che questo  passaggio sottintende. Riporto un trafiletto comparso sul WEB di Fotografia.it:

Gianni Berengo Gardin e la Leica Monochrom

Gianni Berengo Gardin ha accettato la proposta di Leica di fare da sperimentatore della nuova fotocamera ed ha utilizzato uno dei primissimi prototipi che Leica ha messo a disposizione di alcuni tra i più importanti fotografi al mondo, tra cui quelli dell’agenzia Magnum.
Queste le prime impressioni di Gianni Berengo Gardin sulla Monochrom: “Ha una risoluzione impressionante” ha confidato dopo i primi test. “Sono risultati comparabili con quelli di una pellicola di grande formato; anche la gamma dinamica e la latitudine di esposizione sono straordinarie e i risultati a 3200 ISO mi hanno veramente impressionato”.

3 commenti su “Anche Gianni Berengo Gardin prova il digitale”

  1. …ma allora, se non leggete la mia Rassegna Stampa, tramite la quale avevo ampiamente il mese scorso riportato la notizia, a che serve il mio impegno? Tanto vale che mi dia alle parole crociate!

  2. Mi scuso con Gustavo, per aver rilanciato la notizia, senza aver citato che questa era già inserita nella Rassegna Stampa di Gustavo Millozzi dello scorso luglio. Il testo riportato da Gustavo è più ampio ed approfondisce l’accordo con Leica tratto da http://www.lab.leica-camera.it/lab .(ricordo di leggere anche l’interessantissima Rassegna di Agosto)

    Il mio vero scopo è sottolineare come questo passaggio sia sofferto da chi viene dall’analogico e sostiene la cosiddetta fotografia “vera” ma che, come ormai siamo tutti consapevoli, e come Smargiassi molto bene sottolinea, al più può essere veritiera. Ed il bugiardo è proprio il fotografo quando interpreta a modo suo la realtà. Quindi trovo ozioso stabilire se una foto, nata da una ripresa di una situazione realmente avvenuta, è stata scattata in digitale o analogico.

    D’altra parte quante foto abbiamo visto di spiagge bellissime, candide, incontaminate! Poi nella realtà, andando sul posto, si scopre che il fotografo aveva eliminato, già in fase di ripresa, tutto quanto avrebbe dato fastidio. Fotografo bugiardo impenitente o che vuole esprimere la propria visione della realtà?

I commenti sono chiusi.